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L'Osservatorio Gocce d'Acqua di LUEL, ha reso noto il risultato della seconda indagine nazionale sulle gestioni dirette del servizio idrico da parte dei Comuni.
La ricognizione evidenzia che attualmente sono ancora circa 1.300 i Comuni che gestiscono direttamente il servizio idrico. Di questi, 106 sono stati riconusciuti ai sensi della lettera a) (ossia comuni di montagna con meno di 1000 abitanti) dell'art. 147 comma 2 bis del D.Lgs 152/2006, mentre 61 sono i Comuni riconosciuti ai sensi della lettera b) dello stesso articolo (Comuni che a prescindere dagli abitanti e dalla posizione soddisfano i tre requisiti indicati).
I restanti 1133 Comuni gestiscono direttamente di fatto, nelle more o del passaggio del SII al gestore unico d'ambito o del riconoscimento della salvaguardia da parte del regolatore locale (EGATO).
 
 
 

Rispetto alla precedente ricognizione del 2021 si osserva una riduzione complessiva delle gestioni comunali, che passano da 1459 a 1300 circa. Mentre vi è un importante incremento delle gestioni comunali formalmente riconosiute. Infatti, le c.d. "salvaguardie ai sensi della lettera a) passano da 93 a 106, mentre le "salvaguardie" ai sensi della lettera b) passano da 24 a 61.
 
 

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La normativa è anche una risposta efficace ai cambiamenti climatici: migliore monitoraggio di inquinanti chimici, inclusi i PFAS, agenti patogeni e resistenza antimicrobica. I produttori di farmaci e cosmetici e gli Stati membri dovranno finanziare i costi dei trattamenti aggiuntivi per i micro-inquinanti (chi inquina, paga). Riutilizzo più ampio delle acque «bianche» reflue urbane trattate per prevenire la scarsità idrica
 
Migliorare la gestione delle acque reflue urbane, ossia le acque nere e quelle meteoriche che possono finire nelle reti fognarie e negli scarichi a suolo, per una maggior tutela della salute pubblica e dell’ambiente così da allinearsi agli obiettivi politici dell’UE in materia di azione per il clima, economia circolare e riduzione dell’inquinamento. 
Il nuovo provvedimento è stato al centro di un convegno e di una tavola rotonda (Verona, 30.10.2024) organizzati dall’Ordine degli Ingegneri di Verona e Provincia in collaborazione con l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, Consiglio di Bacino dell’ATO VeroneseAcque Veronesi e Ags – Azienda Gardesana Servizi. 
 
A trent’anni dalla legge di riorganizzazione della gestione dei servizi pubblici del Servizio Idrico Integrato (Legge Galli), ci si interroga su quanto è stato realizzato e cosa ancora c’è da fare sulle nuove direttive comunitarie, con focus sulle reti fognarie. 
 
L’Italia dovrà mettere in atto un vero e proprio piano di adeguamento degli impianti di trattamento delle acque reflue entro il 2035 ed entro il 2045. Per ottenere questo, il nostro Paese dovrà fare investimenti per aggiornare e migliorare gli impianti esistenti, in particolare quelli situati in grandi agglomerati urbani e industriali.
 
Gli Stati membri, infatti, dovranno assicurare che, nella redazione dei Piani Integrati, le autorità competenti prevedano interventi per evitare che le acque non inquinate delle precipitazioni entrino nel sistema di collettamento e interventi per ottimizzare l’uso delle infrastrutture già esistenti, inclusi i sistemi di collettamento, la capacità di stoccaggio. Dovranno essere altresì garantiti impianti di trattamento già esistenti con l’obiettivo di assicurare che le acque da precipitazioni inquinate siano raccolte e opportunamente trattate.
 
Dopo i saluti istituzionali tra cui il presidente della Provincia di Verona Flavio Pasini, del presidente dell’Ato Veronese Bruno Fanton, del presidente dell’Ordine degli Architetti di Verona Matteo Faustini e dell’assessore all’ambiente del Comune di Verona Tommasi Ferrari, introdotti da Roberto Penazzi coordinatore della Commissione ambiente dell’Ordine degli Ingegneri, Valeria Lettera, avvocato dello Studio Lettera di Roma ha illustrato il quadro normativo vigente e le novità in arrivo con la nuova direttiva comunitaria. A seguire, il direttore dell’Ato Veronese Luciano Franchini, nel suo intervento ha descritto la situazione attuale in Italia, e più specificatamente a Verona, le modalità di gestione delle reti fognarie, la cui responsabilità, al momento, è ancora suddivisa tra il Comune competente per territorio e la società di gestione a regime.
Franchini, oltre a fotografare la situazione, ha fornito anche alcune soluzioni, al fine di garantire la corretta gestione del servizio fognatura e auspicando, in conclusione, che la responsabilità della gestione delle reti fognarie miste e per acque meteoriche - che al momento è suddivisa - sia integrata sotto un unico centro di responsabilità, a tutela dell’interesse del cittadino e della popolazione. L’obiettivo è avere un servizio all’altezza dei tempi, influenzati non poco dai cambiamenti climatici. «Sono felice che l’Unione Europea dia nuove direttive – commenta Franchini -. L’indicazione è quella di una soluzione che risiede nell’integrazione della pianificazione di tutte le attività che sono necessarie per garantire la corretta gestione dei deflussi urbani”. 
 
Cosa prevede la direttiva europea
Secondo la nuova direttiva, entro il 2035, tutte le acque reflue urbane dovranno subire un trattamento secondario, che consiste nella rimozione della materia organica biodegradabile, prima di essere rilasciate nell’ambiente. Questa disposizione sarà resa obbligatoria per tutti gli agglomerati con una popolazione equivalente di mille abitanti o più.  Entro il 2039, sarà necessario applicare un trattamento terziario, che prevede l’eliminazione dell’azoto e del fosforo a tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue che servono comunità di 150.000 abitanti equivalenti o più ed entro il 2039 e il 2045 per quelli che trattano oltre 10 000 abitanti equivalenti. Il termine “abitante equivalente” rappresenta un’unità standard che misura l’inquinamento medio prodotto da una persona ogni giorno.
 
Saranno rigorosamente monitorati vari parametri relativi alla salute pubblica, come la presenza di virus noti e agenti patogeni emergenti, oltre a inquinanti chimici (inclusi i cosiddetti PFAS, sostanze chimiche difficili da eliminare), microplastiche e la resistenza antimicrobica. 
 
Chi inquina, paga: la normativa introduce anche la responsabilità estesa del produttore per i medicinali ad uso umano e i prodotti cosmetici, richiedendo ai produttori di coprire i costi del trattamento quaternario necessario per rimuovere i microinquinanti dalle acque reflue urbane Almeno l’80% dei costi dovrà essere coperto dai produttori, con il resto integrato da finanziamenti nazionali. 
 
Il presidente di Acque Veronesi e Sogesid (Gestore del servizio idrico integrato) Ing. Roberto Mantovanelli, spiega: «La nuova direttiva sulle acqua reflue in fase di approvazione ha l'obiettivo di migliorare la qualità e la salute delle acque superficiali e delle acque sotterranee e questo va ad imporre una serie di nuovi vincoli, di nuovi obblighi ai gestori idrici relativamente alla fase di depurazione. Oltre alla novità “Chi inquina, paga”, c'è anche la tematica energetica per cui servirà l'indipendenza energetica sostanzialmente degli impianti di depurazione a livello nazionale o l'acquisto di energia verde, per cui cambierà il rapporto tra gestori idrici e mondo dell'energia. Inoltre, con l'attenzione sulla gestione dei patogeni diventa ancora più evidente il ruolo fondamentale dei gestori idrici in tematica di salute pubblica».
 
Gli Stati membri dell’UE saranno inoltre incoraggiati a promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate, provenienti da tutti gli impianti di trattamento, soprattutto nelle aree soggette a stress idrico. 
 
A introdurre la tavola rotonda “L’opinione degli stakeholders”, l’On. Gabriella Zanferrari, che ha collaborato alla legge Galli, sottolinea l’importanza di: «Aprire un dibattito sulle acque meteoriche all'interno del servizio idrico integrato o della difesa del suolo o degli usi plurimi in tutte le vicende che riguardano la gestione dell'acqua, sia per la tutela dell'acqua, sia per tutelarci dall'acqua». Sono intervenuti:
Dott.ssa Elena Gallo – ViceDirettore Ambiente di ARERA (Regolatore Nazionale).
Dott. Leonardo Raito – Presidente ANEA (Regolatore Locale).
Ing. Roberto Mantovanelli – Presidente Acque Veronesi e Sogesid (Gestore del servizio idrico integrato).
Dott. Marco Arcieri – Presidente ICID, International Commission Irrigation & Drainage (Sistema dei drenaggi).
Prof. Rosario Mazzola – Presidente Fondazione Utilitatis, Università degli Studi di Palermo (Sistema universitario).
Ing. Diego De Caprio – Direttore Servizio idrico integrato e Tutela delle Acque, Regione del Veneto.
Avv. Francesco Lettera – Già Avvocato dello Stato (Giurista).

Video del convegno:
https://www.youtube.com/live/W7RLStibVV8?si=egUfRALjODa35om4

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Il provvedimento 639/2024, pubblicato sul sito di ARERA, alla luce del rinnovato quadro normativo e regolatorio di riferimento, e in considerazione dei compiti di monitoraggio attribuiti al Gestore del Sistema Informativo Integrato circa il riconoscimento automatico dei bonus sociali, si semplificano gli obblighi informativi e di comunicazione in materia di bonus sociale idrico recati dall’Allegato A alla deliberazione 897/2017/R/idr.
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/430-24

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In questo interpello il presidente della regione Abruzzo chiede di chiarire se gli impianti di depurazione in possesso di autorizzazione ai sensi dell’articolo 124 – Parte Terza del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (e non ai sensi della Parte Quarta del medesimo decreto), nonché ai sensi dell’art.269- Parte Quinta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ove ne ricorra il caso (allegato IV alla parte Va D.Lgs 152/06, punto p-bis), previa comunicazione all’autorità competente e nelle ipotesi di cui all’articolo 110, comma 3 lettera c), possano ricevere i fanghi derivanti da impianti di trattamento delle acque reflue urbane nei quali l’ulteriore trattamento dei medesimi non risulti realizzabile tecnicamente e/o economicamente ai fini del completamento del complessivo processo di trattamento. Si chiede altresì di fornire chiarimenti in ordine alla documentazione necessaria al trasporto di detti fanghi nel caso in cui ricorra la fattispecie di all’articolo 110, comma 3 lettera c).

La sintesi della risposta del Ministero:

  • gli impianti di depurazione privi di autorizzazione ai sensi della Parte Quarta del testo unico ambientale, ma esclusivamente autorizzati ai sensi dell’art. 124 TUA, nonché, eventualmente, ai sensi dell’art. 269 TUA, possono ricevere fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue urbane ai sensi dell’art. 110, comma 3, lett. c) TUA, qualora essi non siano qualificati come rifiuti. Limitatamente a tale fattispecie, condizione necessaria (ma non sufficiente) al fine dell’esclusione della sussistenza di tale qualifica è che i fanghi non abbiano ricevuto un trattamento depurativo completo;
  • ai materiali conferiti ai sensi dell’art. 110, comma 3, lett. c) TUA si applicano gli specifici obblighi di tenuta dei registri e dell’ulteriore documentazione di trasporto.

I documenti con la spiegazione completa e dettagliata del Ministero sono disponibili al seguente link:

Fonte: Ministero dell’Ambiente
https://www.labelab.it/blog/rifiutilab/interpello-ambientale-sul-tema-trattamento-di-rifiuti-presso-impianti-di-depurazione-delle-acque-reflue-urbane-definizione-dellambito-di-applicazione-dellarticolo-110-del-decreto-le/?fr=2

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Dal 24 al 26 settembre Firenze ha ospitato l’ottava edizione del Festival dell’Acqua, uno fra i principali appuntamenti nazionali incentrati sui temi del servizio idrico.

La manifestazione è stata ideata e promosso da Utilitalia, nel 2024 è stato organizzato in collaborazione con Publiacqua e Confservizi Cispel Toscana.
Esponenti della politica, tecnici ed esperti del settore si sono confrontati con i principali attori italiani ed europei del servizio idrico sugli investimenti infrastrutturali e finanziari per la tutela della risorsa, sulle politiche di adattamento al cambiamento climatico, sulla governance, digitalizzazione del servizio idrico integrato, sulla depurazione e sui cambiamenti attesi dalla nuova Commissione Europea.
Tra i temi al centro del dibattito anche quello della sicurezza dell’acqua del rubinetto. Come ha evidenziato il primo rapporto elaborato dal Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque dell’Istituto Superiore di Sanità, negli ultimi tre anni i controlli effettuati sono risultati conformi ai parametri di legge nel 99,1% dei casi. In questo quadro, gli operatori del servizio idrico sono al lavoro per l’implementazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA), che hanno lo scopo di identificare e prevenire ogni rischio legato alla qualità delle acque destinate al consumo. I PSA dovranno essere completati entro il 12 gennaio del 2029 per i sistemi di fornitura. Da un’indagine di Utilitalia presentata nel corso del Festival è emerso come, allo stato attuale, la popolazione servita con PSA predisposto (su un campione di circa 32 milioni di abitanti) è pari al 37,8%. In decisa crescita è il grado di implementazione dei Piani, che è passato dal 16% del 2019 al 40% del 2023, mentre dal campione analizzato il tempo medio per il completamento è di circa altri 4 anni. L’indagine della Federazione ha valutato anche valore degli investimenti totali derivanti dall’implementazione del PSA che, per un campione ristretto di 19 aziende, è risultato pari a 122 milioni di euro.

Nel corso delle giornate sono stati coinvolti 220 relatori, in 18 convegni tra sessioni plenarie ed eventi paralleli, con ospiti nazionali e internazionali, per parlare di acqua, intesa come risorsa essenziale per la vita. Il Festival dell’Acqua non è stato solamente un’occasione importante per gli addetti ai lavori, ma ha coinvolto anche la città con intrattenimenti ed eventi artistici e culturali, per approfondire il tema dell’acqua sotto varie angolature.

Gli atti video e testi delle tre giornate sono disponibili nel sito web del festival al seguente link:

 

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1) Delibera 10 settembre 2024 n. 359/2024/R/idr: Approvazione degli specifici schemi regolatori, recanti le predisposizioni tariffarie per il quarto periodo regolatorio, proposto dal Consiglio di Bacino Dolomiti Bellunesi per il gestore BIM Gestione Servizi Pubblici S.p.A.
2) Delibera 17 settembre 2024 n. 367/2024/R/idr: Approvazione degli specifici schemi regolatori, recanti le predisposizioni tariffarie per il quarto periodo regolatorio, proposto dall’Ufficio d’Ambito della Provincia di Bergamo per il gestore Uniacque S.p.A.
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/367-24
3) Delibera 26 settembre 2024 n. 381/2024/R/idr: Approvazione degli specifici schemi regolatori, recanti le predisposizioni tariffarie per il quarto periodo regolatorio, proposto dalla Conferenza dei Sindaci dell’ATO 2 Lazio Centrale - Roma per il gestore ACEA ATO 2 S.p.A.
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/381-24
 

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1) Delibera 29 ottobre 2024 n. 452/2024/R/idr: Approvazione degli specifici schemi regolatori, recanti le predisposizioni tariffarie per il quarto periodo regolatorio, proposto dall’Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti (ATERSIR) per il gestore del servizio idrico integrato AIMAG S.p.A. (operante nel sub ambito - Modena)
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/452-24
2) Delibera 22 ottobre 2024 n. 432/2024/R/idr: Approvazione degli specifici schemi regolatori, recanti le predisposizioni tariffarie per il quarto periodo regolatorio, proposto dall’Ufficio d’Ambito della Città Metropolitana di Milano per il gestore Metropolitana Milanese S.p.A.
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/432-24
3) Delibera 15 ottobre 2024 n. 414/2024/R/idr: Approvazione degli specifici schemi regolatori, recanti le predisposizioni tariffarie per il quarto periodo regolatorio, proposto dall’Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti (ATERSIR) per il gestore Emiliambiente S.p.A. (operante nel sub ambito – Parma)
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/414-24
4) Delibera 1 ottobre 2024 n. 394/2024/R/idr: Approvazione degli specifici schemi regolatori, recanti le predisposizioni tariffarie per il quarto periodo regolatorio, proposto dall’Ufficio d’Ambito di Lecco per il gestore Lario Reti Holding S.p.A.
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/394-24
 

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È stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea la Comunicazione della Commissione Linee guida tecniche sui metodi d’analisi per il monitoraggio delle sostanze per- e polifluoro alchiliche (PFAS) nelle acque destinate al consumo umano.

Con queste nuove linee guida, la Commissione vuole imprimere un’accelerazione al monitoraggio dei PFAS con criteri omogenei nell’ambito dell’Unione Europea, in base a quanto stabilito dalla direttiva (UE) 2020/2184, recepita in Italia con il D.Lgs. 23 febbraio 2023, n.18.

La direttiva (UE) 2020/2184, recepita in Italia con il D.Lgs. 23 febbraio 2023, n.18 prevedeva l’introduzione di due parametri per i PFAS: il parametro PFAS – totale, per il quale vale il limite di 0,50 µg/l, e quello somma di PFAS, che comprende un numero limitato e definito di molecole, che destano particolare preoccupazione, per il quale vale il limite di 0,10 µg/l.

I limiti di quantificazione (concentrazione minima di analita determinabile in un campione di acqua) dovrebbero essere non superiori a 0,15 µg/l per il parametro PFAS – totale, e non superiori a 0,03 µg/l per quello somma di PFAS . Per le singole sostanze tale limite dovrebbe essere non superiore a 1,5 ng/l, con l’indicazione che dovrebbe essere ben inferiore per le molecole che destano maggiore preoccupazione dal punto di vista tossicologico, come per esempio i PFOA e i PFOS.

La Comunicazione riprende le definizioni dei due parametri succitati, riportati nel D.Lgs. 23 febbraio 2023, n.18, e le regole tecniche a loro associate, fornendo indicazioni sui metodi analitici che dovrebbero essere utilizzati per quantificarli. Tali indicazioni tecniche restano valide anche qualora la determinazione dei PFAS venga effettuata nelle matrici ambientali.

In particolare, per quanto riguarda il parametro somma di PFAS vengono indicati i metodi delle parti A e B della norma EN 17892:2024 (recepita e pubblicata il 18/07/2024 dall’UNI), la prima a essere stata convalidata da uno studio interlaboratorio europeo, che soddisfa sia gli stringenti requisiti richiesti dai bassissimi limiti di quantificazione, che quelli relativi all’incertezza di misura.

La norma EN 17892:2024 può essere anche applicata per la ricerca degli inquinanti in acque di origine ambientale. La Comunicazione prosegue dando indicazione sulla possibilità di utilizzare anche altri metodi standard equivalenti, a patto che soddisfino gli stessi requisiti.

Gli Stati membri dell’Unione Europea hanno tempo fino al 12 gennaio 2026 per adeguarsi ai desiderata della normativa sul monitoraggio dei PFAS, che comprende anche la definizione della frequenza di campionamento, che può essere adottata anche sulla base delle valutazioni di rischio del bacino idrografico e del sistema di fornitura delle acque.

La comunicazione è disponibile al seguente link

Fonte: snpambiente (link)

https://www.labelab.it/blog/acqualab/nuova-comunicazione-della-commissione-ue-su-monitoraggio-pfas-in-acque-destinate-al-consumo-umano/?fr=3

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E’ stato pubblicato il rapporto dell’Agenzia Europea Ambiente Lo stato dell’acqua in Europa nel 2024: la necessità di una migliore resilienza idrica. L’agricoltura è la pressione più significativa che impatta sia sulle acque superficiali che su quelle sotterranee. Ciò deriva dall’uso dell’acqua e dall’inquinamento dovuto all’uso intensivo di nutrienti e pesticidi. L’agricoltura è di gran lunga il più alto consumatore netto di acqua in Europa e, senza cambiamenti nelle pratiche, è probabile che la domanda di agricoltura irrigua aumenti con il cambiamento climatico. 

Il rapporto dell’AEA è la più grande valutazione sulla salute dei corpi idrici europei, che coinvolge oltre 120.000 corpi idrici superficiali e 3,8 milioni di km2 di superficie di corpi idrici sotterranei in tutta l’UE e la Norvegia. Il rapporto si basa sui dati riportati da 19 Stati membri dell’UE. Rappresenta l’85% dei corpi idrici superficiali e l’87% della superficie di corpi idrici sotterranei nell’UE-27.  

Tutti i risultati chiave e i dati segnalati sugli Stati membri dell’UE e sulla Norvegia sono disponibili nel sistema informativo WISE Freshwater . 

La relazione dell’AEA integra inoltre la prossima valutazione della Commissione europea del terzo piano di gestione dei bacini idrografici e del secondo piano di gestione del rischio di alluvioni, che farà il punto sullo stato di attuazione della direttiva quadro sulle acque e della direttiva sulle alluvioni nell’UE.  

Il rapporto dell’AEA mostra che, nonostante alcuni progressi, le acque e gli ecosistemi acquatici europei sono ancora gravemente colpiti dalle sostanze chimiche, prevalentemente dall’inquinamento atmosferico derivante dalla produzione di energia a carbone e dall’inquinamento diffuso da nutrienti e pesticidi provenienti dall’agricoltura. Anche il degrado dell’habitat è diffuso. Ad aumentare la sfida per proteggere gli ecosistemi acquatici si aggiunge il cambiamento climatico, che sta sconvolgendo i modelli meteorologici e aumentando ulteriormente le pressioni sulle risorse idriche e sulla gestione. 

Secondo i dati comunicati dagli Stati membri dell’UE, solo il 37% dei corpi idrici superficiali europei ha raggiunto uno stato ecologico “buono” o “elevato“, una misura della salute dell’ecosistema acquatico, ai sensi della direttiva quadro sulle acque dell’UE, e solo il 29% ha raggiunto uno stato chimico “buono” nel periodo 2015-2021. 

Le misure adottate dagli Stati membri negli anni sono riuscite a evitare un ulteriore deterioramento dello stato delle acque dell’UE, contrastando parte dell’inquinamento chimico e migliorando le prospettive di alcune specie, come cozze e crostacei, ma non è stato rilevato alcun miglioramento complessivo dall’ultimo ciclo di monitoraggio.  

Migliore è lo stato delle falde acquifere europee: il 77% in buono stato chimico e, in termini di fornitura, il 91% delle falde acquifere risulta in buono stato quantitativo. Ma permangono problemi in termini di inquinamento da pesticidi e nutrienti. Le falde acquifere sono una fonte fondamentale della nostra acqua potabile e sono necessarie all’ambiente, all’agricoltura e all’industria.  

La scadenza stabilita dalla Direttiva quadro sulle acque (WFD) dell’UE per raggiungere un buono stato per le acque superficiali e sotterranee era il 2015 e, al più tardi, il 2027. Al ritmo attuale dei progressi, questa scadenza non sarà rispettata.  

Secondo il rapporto la resilienza idrica dell’Europa può essere migliorata.

Ridurre l’uso dell’acqua e migliorare l’efficienza sono fondamentali per affrontare lo stress idrico in agricoltura, industria e in casa. 

La definizione di obiettivi, focalizzati sul risparmio idrico o sulla riduzione della domanda, potrebbe aiutare a guidare l’azione e facilitare il monitoraggio dei progressi verso la resilienza idrica.

Sono inoltre necessarie informazioni aggiornate e più tempestive sulla quantità e qualità dell’acqua per migliorare la gestione idrica .  

Le pressioni devono essere ridotte. L’inquinamento deve essere prevenuto in linea con gli obiettivi del piano d’azione per l’inquinamento zero dell’UE.

Nel breve termine, è necessario ridurre l’uso e prevenire il rilascio di sostanze nocive e nutrienti nell’acqua.  

Il ripristino della natura , ovvero la riconnessione dei fiumi e delle loro pianure alluvionali e il ripristino delle zone umide e delle torbiere, possono dare vita ad ecosistemi di acqua dolce più sani e ricchi di biodiversità, in grado di fornire acqua di buona qualità, immagazzinando al contempo carbonio e mitigando l’impatto di eventi meteorologici estremi. 

 Il Rapporto è disponibile al seguente link https://www.eea.europa.eu/en/newsroom/news/state-of-water

Fonte: Agenzia Europea Ambiente

https://www.labelab.it/blog/acqualab/inquinamento-sfruttamento-eccessivo-e-cambiamenti-climatici-minacciano-la-resilienza-idrica-in-europa/?fr=3

 

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La Relazione, pubblicata sul sito di ARERA, descrive gli esiti dell'attività di monitoraggio condotta dall'Autorità nel primo semestre 2024 con riferimento al riordino degli assetti locali del servizio idrico integrato, in osservanza di quanto previsto dell'art. 172, comma 3-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dall'articolo 7 del decreto legge 12 settembre 2014, n. 133
 

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Il provvedimento 639/2024, pubblicato sul sito di ARERA, avvia il procedimento per la determinazione d’ufficio delle tariffe del servizio idrico integrato, ai sensi della deliberazione dell’Autorità 639/2023/R/idr, nonché per l’acquisizione di ulteriori elementi conoscitivi relativi ai casi di esclusione dall’aggiornamento tariffario.

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Con la deliberazione n. 324/2024 l'Autorità ha disposto di irrogare una sanzione  amministrativa pecuniaria, al Comune di Praia a Mare (gestore in eonomia) per violazioni in materia di regolazione tariffaria, misura, fatturazione e qualità contrattuale del servizio idrico integrato nonché di obblighi informativi in materia di reclami allo Sportello per il consumatore Energia e Ambiente
Nello specifico l'Autorità ha accertato la violazione, da parte del Comune di Praia a Mare, dell’articolo 39 del MTI per le utenze domestiche e dell’articolo 13, comma 2, del TICSI per le utenze non domestiche (violazione sub i.), degli articoli 7, 8 e 11 del TIMSII (violazione sub ii.), degli artt. 35 e 38 della RQSII (violazione sub iii.); degli articoli 46, 47 e 50 della RQSII (violazione sub iv.), dell’art. 72 della RQSII (violazione sub v.), del punto 2, lett. a) della deliberazione 586/2012/R/idr e degli articoli 3, 4, 6, 7, 9, 11 e 14 e dell’Allegato 2 dell’allegata Direttiva per la trasparenza (violazione sub vi.), dell’articolo 9 Regolamento reclami degli utenti idrici e della deliberazione 204/2023/E/com (violazione sub vii.);

Con lo stesso provvedimento l'Autorità ha deciso di irrogare, nei confronti del Comune di Praia a Mare, ai sensi dell’articolo 2, comma 20, lettera c), della legge 481/95, sanzioni amministrative pecuniarie nella misura complessiva di euro 152.500, di cui: euro 60.000 per le violazioni sub i., ii. (relativamente al mancato utilizzo – in mancanza di lettura e autolettura - della metodologia di calcolo dei consumi stimati indicata dalla regolazione) e iii. (relativamente alla mancata fatturazione sulla base dei consumi rilevati), consistenti nella fatturazione di un consumo minimo impegnato senza tenere conto dei consumi effettivamente rilevati o, in mancanza di questi, di consumi stimati secondo la regolazione; euro 15.000 per la violazione sub ii. (relativamente alla inosservanza degli obblighi di raccolta delle misure di utenza e numero minimo di tentativi e di prendere in carico la misura comunicata dall’utente finale come autolettura); euro 25.000 per la violazione sub iii. (relativamente all’inosservanza degli obblighi di emissione di un numero di bollette/anno inferiore a quello dovuto), 7.500 per la violazione sub iv., euro 30.000 per la violazione sub v., euro 12.500 per la violazione sub vi. ed euro 2.500 per la violazione sub vii.


https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/324-24